[regola n°1 della cinematografia: Se nei primi minuti del film compare una pistola, state sicuri che prima della fine questa verrà usata. ]
Frutti del destino. Così chiamano le ciliegie nella mia città. Quando ho incontrato Kray per la prima volta ero al mercato sulla via antica. Un viale in cui si susseguono due file di ciliegi, al di sotto dei quali sostano, ogni mattina, molti banchetti contadini e altrettanti cianfrusagliari.
Tra uno sguardo e l'altro, con l'attenzione che non trova casa, i pochi soldi delle mie tasche sparivano velocemente: un martelletto ed un chilo di pane, mortadella e maschere indiane. La ricchezza di una bozza a matita, una donna che si guarda alle spalle per capire se indossa qualcosa. La testa di Polifemo intagliata nel legno scuro e ben levigata. Qualunque cosa potesse attirare la mia attenzione faceva il suo lavoro meglio del venditore. Quel giorno i magneti fecero di me la loro preda, quasi fossi un metallo grezzo appena estratto ed abbandonato in miniera. Li comprai ed iniziai a giocherellare. Due piccole ruote scure con un buco in mezzo, levigate talmente bene da stupirsi che non brillassero. Le volte che le staccavo, tra loro una forza invisibile e filamentosa le riagganciava. Guardandole attentamente notai che non c'erano discontinuità tra loro e che traevano la loro potenza da tutto ciò che stava intorno.
Un buco. Un buco di due ruote nere che faceva da perno per il mondo. Un buco abbastanza piccolo da permettere il passaggio solo a …. Una ciliegia! Gli alberi, pieni da giorni di miriadi di frutti, desideravano solamente svuotarsi e, proprio in quel momento, uno di loro cadde infilandosi precisamente nella ciambella formata dai due magneti.
Provando a raccoglierla incontrai le sue gambe che mi sbattevano per la prima volta sul muso.
Gli occhi ebbero solo un secondo per abituarsi alla luce. Non sono cattolico, né credo nel soprannaturale ma mi accorsi subito che l'aura di kray saturava lo spazio attorno. Ne rimasi soffocato, al punto di tossire prima di riuscire a dire qualunque parola. Lei si scusò, sorridendomi come si fa di solito con un bambino, mi superò e si diresse verso un qualunque luogo con le sue borse piene di oggetti , verdure e cibo di vario genere. La guardai andarsene circondato dal suo odore e dalla parvenza della sua aura. La guardai. Le scarpe da ginnastica, il sottile vestito lungo caduto nella vasca dei colori di un pittore, le mani e le caviglie sottili, il taglio sul polpaccio in via di guarigione, i capelli lunghi da un lato e rasati sull'altro accompagnati da u n orecchio in cui almeno dieci differenti orecchini si facevano compagnia. Giovane ingenua ragazza dai capelli scuri.
È stato poco più tardi che ho imparato a liberare la mia anima dalla sua prigionia. Al contrario di me, Kray è sempre riuscita a espandersi in ogni momento, sopraffatta da ogni emozione. Io, comune più di altri, reprimevo piuttosto bene le mia emotività e la incanalavo in felicità ipocrita. Oggi mi rendo conto del bene che mi ha trasmesso. Oggi riconosco i suoi insegnamentie ne faccio uso nel migliore dei modi.
Lavai la ciliegia alla prima fontanella del viale, assieme ai miei nuovi magneti. Pensai: - Funzionano! - mi riempii la bocca e sputai il nocciolo.
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