La cosa più preziosa
- Non ci siamo. Non ci siamo per niente. –
Forse il momento non sembrava buono. Stava pensando questo da un ora e non riusciva a smuovere i suoi pensieri. Era monotono, una betoniera carica di cemento che girava e non riusciva a produrre niente altro che quello.
Ad un certo punto, sempre meditando sulla stessa identica cosa, seduto in centro alla piazza, mentre la gente passava, alzò il suo sguardo, di poco, livello ginocchia. Deluso, vedeva ginocchia nere di yuppie, ginocchia attorniate da un tubicino da commessa di scarpe e profumi, le tre gambe lente di un novantenne, le spalle sottili di un bambino che guardava il suo stesso soggetto, la tutina tinta di blu e vernici di un operaio e le ginocchia pelosa di un corridore dell’ora di pranzo.
Deluso, riprese la stessa frase: - Non ci siamo per niente. – alzò ancora lo sguardo, mento all’insù, sguardo nella luce meridiana, tanto per ricordarsi che si devono socchiudere gli occhi quando si guarda il Sole. Si lasciò riscaldare le iridi le palpebre per qualche manciata di secondi; sorrise, più rilassato che mai, senza nascondersi più, ma illuminando da seduto tutta la gente che camminava. Adesso si giravano, quasi quel sorriso li avesse stregati, ma lasciando trasparire quel minimo stupore. Un sorriso; una verità che viene fuori. La felicità di non essere come loro, ma molto meglio; solo perché si è riscoperta la cosa più preziosa: la
semplicità.
L'immagine è la copertina di un fumetto da cui ogni tanto prendo ispirazione. La tematica del Sole nella piazza, del testo qui sopra, in effetti, lo riprende.
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