domenica 27 dicembre 2009

Pena d'amor per la penna

Era l'unica penna che scriveva
Ora devo usare il computer
Ora devo pensare ad una telegrafia
che si delinea nell'immagine
squadrata della mia monomania.
Difficile da condividere,
rischioso come piacere,
facile da sostituire.
Se portassi l'inchiostro
al posto del sangue
sarebbe un calderone di lettere.
Potendo leggere le ferite
avrei già scritto
"non lo sopporto più!
è un abominio,
tremo al pensiero
d'un freddo cerotto
di vanità fasulle"
Avrei pensato
"le mie impronte digitali
insanguinate
muovono le folle"
Solo così mi sarei reso conto
così avrei capito:
non è il mio sangue
non è la parola
neanche lo sguardo
il sorriso
forse lo sguardo,
ma non la persona.
Almeno ci fosse la penna
quell'unica che scriveva
quell'ultima che ci credeva.




lunedì 7 dicembre 2009

Homework

Copyright © 2008 Cara Dawson


Abbiamo individuato il punto esatto, constatato il nome e la data di nascita, scavato duramente fino a ridurci le mani tumefatte, uno di Noi è sceso nella buca e ha sistemato le corde facendo più nodi poi assieme siamo riusciti a tirarla fuori. Le saldature, ormai inservibili, sono state divelte facilmente e abbiamo aperto la bara.
Non c'era sorpresa sul mio viso, né sul suo, neanche su quello dentro la bara, per quanto non ci fossero occhi che potessero esprimerlo. Solo una poltiglia verde sul fondo e delle ossa ormai cenerizzate dal tempo trascorso in quell'oscuro letto. La notte non ci nascondeva. Non era importante lo facesse. Il nostro obiettivo rimaneva pur sempre far respirare il corpo nudo della salma, o almeno quello che restava, nel buio gelido della notte. 29 Febbraio. Giorno splendido per fare magie, innamorarsi di qualcuno o semplicemente guardare il cielo esprimendo un desiderio dopo l'altro.
Assicurata la salma, con la calma necessaria di un curatore di bonsai, caricavamo la bara sull'asse di legno che ci eravamo portati dietro. Il luogo esatto era appena un chilometro fuori dal cimitero, quindi, peso sulle ginocchia e sulle spalle, ci dirigevamo verso la cancellata d'uscita pronti a caricare il furgoncino. Una volta fuori, ci aspettava Lei, la nostra guida, la nostra dea. Non avevamo dubbi sulla sua Parola.
Carico pronto.
Motore acceso.
Pochi minuti dopo, di fianco all'albero più grande del mondo ma ancora alto pochi centimetri sentivamo i respiri della Terra e del Mare, del Sole e della Luna sul nostro collo. Dovevamo fare più in fretta possibile per non perdere l'unico attimo in cui quel corpo si sarebbe potuto ricongiungere all'Uno di Noi tutti.
Per un momento, ma solo uno, mi maledissi e spergiurai contro le ritualità delle nostre esistenze.
Un cerchio, simbolo solare di fertilità, attorno al corpo esanime e qualche nenia a dare speranza e direzione. Occhi aperti per non dimenticare, ma soprattutto per risvegliarsi dal sonno di ogni Notte. Anche avessimo sbagliato in quel momento uno o l'altro gesto da compiere, niente sarebbe andato storto; ogni volta, per ogni morte, per ogni vita basta avere l'ingenuità necessaria: la convinzione ferma che la Via giusta non si intraprenda forzatamente, ma si sia condotti dagli eventi qualunque sia scelta.

Avendo concluso, i risultati dei nostri sforzi, anche quella volta, iniziavano a manifestarsi: il respiro non si era fermato, bensì aumentava sempre di più. Non che lo sentissimo con le orecchie o con la pelle. Abituati dalle centinaia di volte in cui ripetevamo l'operazione avevamo acuito la percezione e il legame tra noi e Lei, sempre lì, sempre a guardarci e guidarci. Confidavamo in Lei e per questo ci girammo e tornammo a casa, sicuri che avrebbe finito il lavoro.
Capisco che definirlo un lavoro possa sembrare fuorviante, ma è questo che distingueva un'azione singolare ingiustificata dalla ripetizione di un medesimo movimento con un fine ben preciso.
Noi eravamo suoi dipendenti, per così dire, e scherzosamente venivamo chiamati i "Vivaisti". Non eravamo felici, ma non eravamo dispiaciuti, semplicemente facevamo sempre quello che il corpo voleva che facessimo...e non avremmo mai smesso di farlo.

martedì 1 dicembre 2009

Il senso stesso ha senso, non fa senso.

Dicevano in molti che per trovare un senso bisogna che qualcuno ti dica da che parte guardare. No. Non è così. Non c'è nulla che abbia importanza in sè: l'importanza o, dir si voglia, il senso, lo si dà.
L'importanza la trova osservando la mancanza di qualcosa: ascoltando il silenzio si cerca la musica, e viceversa.
Riflettere su cosa si guarda, si ascolta, si vive è cercarne il senso.

Questa è la libertà d'espressione. Questa è Frequenza NoN obbligatoria (il giovedì sera, dalle 20.oO alle 21.1S).
In Onda sulle libere frequenze di Radio Blackout: sintonizzatevi su
www.radioblackout.org/streaming.

Frequenza non obbligatoria, il senso è non sentirti costretto: goditi la musica, goditi le parole.

domenica 29 novembre 2009

Armadio














Una delle casse comunicative di questo blog, probabilmente il mezzo principale, è la radio. Mezzo universale della comunicazione degli ultimi sessant'anni, forse quello con un maggiore ascolto cosciente, a differenza di qualunque schermo televisivo. La gente non ha un reale pensiero delle sue azioni quotidiane. Anche seguendo la rete universale di internet, si confonde e cade nell'oblio creato dai nostri occhi. Non c'è più bisogno di girare la testa o muovere gli occhi per cambiare immagine, ma possiamo normalmente fossilizzarci di fronte ad un nuovo mondo con ancora tanto spazio da addobbare. la radio al contrario rimane ancora un mezzo libero, a dispetto di tutte le pubblicità. Mostriamo un po' di ulteriore chiarezza: adesso come adesso ci sono diversi metodi per usare la radio, con evidenze di livello pratico più che teorico. La radio in "streaming web" che ha preso piede negli ultimi anni. La radio su modulazione di frequnza ( fm) successore, in Italia, dell'ascolto su modulazione di ampiezza (am). Ognuna, cronologicamente più libera di trasmettere delle precedenti. Bisogna ammettere quindi che, per quanto i mezzi di comunicazione siano cambiati e, in qual modo evoluti, la trasmissione vocale e quella scritta continuino a persistere nella cultura umana. Proprio come tutte le abitudini, ci vuole sempre molto tempo per modificarle. Ragionando razionalmente anche le persone che non conoscono l'argomento si accorgerebbeo di come la televisione abbia un effetto molto più alienante della radio. La prima si avvale di così tante immagini che il cervello a fatica riesce a formulare un pensiero proprio. La seconda invece stimola i sensori psicouditivi permettendo all'immaginazione( il nostro fantastico lato subcosciente) di esprimersi liberamente senza limitazioni di genere. Molto semplicemente è più facile seguire dei suoni senza smettere di fare quello che si stava facendo piuttosto che fermarsi a guardare un surrogato della vita per un paio d'ore. Inoltre c'è anche il fattore informazione. Tutto ciò che è fatto vedere in un qualunque telegiornale e, come dimostrato anche su altri blog, anche all'estero viene manipolato in base a chi governa. Anche nei paesi più liberali le immagini e le pubblicità vengono sfruttate per condizionare la gente. La radio essendo libera da queste implicazioni visive riesce ancora a farsi valere nell'ambito comunicativo e lascia libera interpretazione della notizia. Ovviamente si discute in modo molto generico, anche perché in tempi passati in cui la radio era la principale emittente informativa veniva comunque censurata o bilanciata tra pubblicità e trasmissioni. Ora, come allora, si continua a combattere l'impossibilità di farsi incatenare nella burocrazia. Sono state rese statali quasi tutte le emittenti radio. La s.i.a.e. è la maggiore rappresentante per documenti musicali e copyrhigt. MA ora per risconto ci ritroviamo con la musica libera delle Creative Commons e le radio in streaming su ogni sito. Un passo avanti combattendo per la nostra libertà.
In ascolto
Radio Blackout (http://www.radioblackout.org/ Torino)
Radio Onda D'urto (http://www.radiondadurto.org/ Brescia)
Radio Onda Rossa (http://www.ondarossa.info/ Roma)

Rolling Stones - Angel
Buon Ascolto
DeDj

venerdì 27 novembre 2009

Chronic

Molto spesso mi imbatto in piccoli dilemmi morali che mi portano ad avere dei grandi problemi, alcuni dei quali risolvo mentalmente, altre volte scrivendo. Uno di questi dilemmi ha avuto proprio quest'ultima espressione: è stato trascritto, non ancora totalmente, su un libretto. Ci metto molto tempo a finire questo genere di cose. In un futuro prossimo venturo, visto che avevo promesso di metterlo per scritto su computer oltre che su carta, metterò questo breve racconto diviso in capitoli ancora più brevi su questo blog. Non apprezzo gli organi odierni di stampa. preferisco quindi lasciare il sapere libero sulle onde di questo mare elettronico, che dona tantissime possibilità ai naviganti, pur essendo anche molto fallace su certi argomenti. Ma comunque è libero. Il titolo preciso del racconto è ancora in fase di elaborazione. Uno dei primi, è sopraggiunto ieri in un momento in cui stavo per scrivere un nuovo post; oggi nel ricominciare a scrivere ho reputato appetibile il titolo del post ( mai scritto) per il mio racconto breve: Cronache del molto piccolo. Perchè definirlo tale? La storia, basata sulla doppia personalità del protagonista, si concentra su tutti quei sentimenti del subconscio che vengono rinchiusi in una scatoletta e rimessi in un angolo del nostro cervello. per quanto vengano rimpiccioliti, però, subentrano, inizialmente, in ogni momento di tensione per poi diventare sempre più frequenti o, almeno, dannosi alla vita quotidiana del protagonista/autore.
Guardando un film italiano, negli ultimi mesi mi sono accorto che il tema degli sdoppiamenti è molto frequente nella letteratura. Non per questo mi sono fermato dallo scrivere. Ne avrete un assaggio, per ora andate ad vedere/affittare/scaricare "La cura del Gorilla" con Claudio Bisio tratto dall'omonimo libro dello scrittore Sandrone Dazzieri.


Pablo Honey - Radiohead
P - Portishead

Let's the music Out!

mercoledì 25 novembre 2009

Pornografia


Sembra abbastanza ovvio che uno scrittore sia considerato tale nel momento in cui riesce a dare al lettore delle sensazioni non comuni o, definendole meglio, alienazioni quotidiane. Dei pochi scrittori che mi hanno realmente sbalordito, leggendo anche solo poche righe, la bestia sacra è rappresentata da Bukowski. Può sembrare una ripetizione. Ho letto talmente tanti blogs che si riferivano a lui e che parlavano della sua vita che so per certo che la maggior parte dei lettori di Internet non abbiano bisogno di spiegazione sul suo conto. C'è chi lo ama, chi lo odia e chi non lo conosce, come sempre per tutte le cose. Io lo amo e considero i suoi scritti come mi sono sempre stati definiti, anche se la mia accezione del termine è benevolente: pura e semplice Pornografia. Chi non conosce così bene il caro Hank può andare a leggere un racconto di poche pagine intitolato "Sei pollici", apoteosi di quella pornografia di cui parlano tanto i critici più sciocchi, ma anche un concentrato di genialità. Sapere tessere un racconto surreale e allo stesso tempo pornosensuale, al limite della decenza verbale. Dire alla gente come dovrebbero rivolgersi gli uni agli altri, mettendo in guardia sugli eventuali pericoli di relazionarsi con il sesso opposto. Questo è Bukowski; ma Bukowski è tanto altro.
Per adesso lascio spazio in questo blog sperando che ci siano altri momenti in cui approcciarsi alla letteratura e alla conoscenza del fondo del barile del genere umano.

See you, space cowboys!

lunedì 23 novembre 2009

Un lungo respiro

Una breve introduzione: qui ci conosciamo adesso e ci conosceremo per un lungo(spero) periodo di tempo. Io, come altri, devo anche allenarmi nello scrivere e non solo riferire ciò che penso, ma fermarlo nel tempo di modo che tutti possano usufruirne senza problemi.
Per ora mi dedico da solo un "InBoccaAlLupo" e mi riprometto di scrivere al più presto.
Un saluto a Tutti i blogger della rete!

Fede alias Tungy