venerdì 31 dicembre 2010

Ricordo di un muro - Torino - Italy




Que guapa estas esta manana;

Te sienta de lujo el bano del rio,

el calor de tu sonrisa, 

la sonrisa de uno alpes cerca,

de una mirada directa.

Aitano



In a strett of the city of Turin, Italy, you could see this writing on a plastic wall. 
On the CLN square, under the column, with a gothic lightness, some words were write for all the people that every day walk near by  the square. 

Pay attention, people! Someone is fall in love;  not far away!

giovedì 30 dicembre 2010

Tutausenten! 2010 the End



Siamo alla fine dell'anno. La mente dopo queste interminabili vacanze di fine anno, sta facendo un po' fatica a riprendersi. Shopping selvaggio, gente in paranoia, gente che non sa più cosa comprare o che regalo costruire e, dopo il Natale, va nei negozi ad asfissiare i poveri commessi per restituire un regalo che aveva già o non gli piace...(ma fatemi il piacere di farmi una piccola autocoscienza)

La mia sfortuna, però non finisce con questa festività; Dico solamente che alcuni dei miei parenti festeggiano il compleanno nei dieci giorni tra dicembre e gennaio attorno al capodanno. Un dato di fatto ulteriore: ogni anno è una ricerca infinita di regali e per non essere scortese tenti di festeggiare i compleanni il giorno giusto anziché fare una consegna unica a Natale.

Per ora abbiamo finito. Questo è l'importante.
Vi segnalo solo questi due link

http://biblaria.podomatic.com/entry/index/2005-10-23T12_35_03-07_00
 rimando a Moro Silo

e
http://www.claudiocarini.it/
il riferimento lo potete leggere; sono attori o vocalizzatori.

To the next Post!! F.Air.

giovedì 23 dicembre 2010

Serge Gainsbourg - Revisitation of 2006

Mentre scrivo, oggi, sono ascoltatore ingenuo di questo nuovo cd:

V.A - 2006 - Monsieur Gainsbourg: Revisited



Tracklist
01 - Franz Ferdinand & Jane Birkin - A Song for Sorry Angel (Sorry angel)
02 - Cat Power & Karen Elson - I Love You (Me Either) (Je t'aime moi non plus)
03 - Jarvis Cocker & Kid Loco - I Just Came To Tell You that I'm Going (Je suis venu te dire que je m'en vais)
04 - Portishead - Requiem for Anna (Un jour comme un autre - Anna)
05 - Faultline, Brian Molko & Françoise Hardy - Requiem for a Jerk (Requiem pour un con)
06 - Michael Stipe - L'Hotel (L'Hotel particulier)
07 - Tricky - Au Revoir Emmanuelle (Goodbye Emmanuelle)
08 - Marianne Faithfull & Sly and Robbie - Lola R. for Ever (Lola rastaquouere)
09 - Gonzales, Feist & Dani - Boomerang 2005 (Comme un boomerang)
10 - Marc Almond & Trash Palace - Boy Toy (I'm the Boy)
11 - Placebo - The Ballad of Melody Nelson (Ballade de Melody Nelson)
12 - The Rakes - Just a Man with a Job (Le poinçonneur des Lilas)
13 - The Kills - I Call It Art (La chanson de Slogan)
14 - Carla Bruni - Those Little Things (Ces petits riens)
15 - James Iha & Kazu Makino - The Ballad of Bonnie and Clyde (Bonnie & Clyde)
16 - Ninca Persson & Nathan Larson - Angel's Fall (Sorry angel)



Un omaggio a Serge Gainsbourg (b.1928-d.1991), artista poliedrico francese che ci ha lasciato quasi vent'anni fa. La sua carriera lo vide come attore, come regista, musicista, paroliere, poeta e pittore: Coinvolgendo la gente attorno a lui riuscì a proporre un nuovo modo di pensare che si trasfuse alla gente, che tutt'ora lo ricorda. Qui si ripropone un disco tributo essenziale da ascoltare, anche solo per introdursi  a ciò che Gainsbourg fece in passato. La prima canzone - A song for a sorry angel - viene cantata dai Franz Fredinand assieme alla seconda moglie di GAinsbourg, Jane Birkin (la prima fu Brigitte Bardot)


F.Air.

mercoledì 22 dicembre 2010

Le festività

Ragazzi miei!
Manca poco alla festività che tutti amano, definita così per la quantità di "AMMORE!" che si dovrebbe elargire. Quest'anno, come anche molti altri in precedenza, ho ritrovato invece quell'apatia e delusione pensando di dovere trovare regali per le persone a cui sono affezionato. Mi sono reso conto di quanto poco veda certe persone durante l'anno ma di quanto voglia loro bene.
In effetti mi sto facendo venire la nausea  con tutto questo perbenismo...

Questo messaggio non è un invito al solito "volemosse bbene", ma bensì un richiamo alla propria memoria che da sempre si dimentica di essere stata bambina o di essere stata soggetta alla dimenticanza troppe volte.
Come sempre sostengo, la vita è un passaggio e le persone che vediamo quotidianamente oggi non sono che personaggi che un giorno o l'altro non vedremo più, magari perché scomparse, magari perché hanno qualcosa di meglio da fare.

Consiglio di oggi:
Ripensiamo a quel film che è la nostra vita e ricostruiamo un pupazzo di neve con i nostri ricordi. Niente di impegnativo, solo ricordare!

F.Air.

lunedì 13 dicembre 2010

La cosa Più preziosa - Sole maledetto

Una serata che non era come tante altre, ma che mi ha costretto ad indossare un paio di occhiali da Sole superando il confine tra questo e il Mondo della Morte; ma una volta entrato, nel buio della stanza e con un calorifero luminoso, ho scoperto


La cosa più preziosa

- Non ci siamo. Non ci siamo per niente. –

Forse il momento non sembrava buono. Stava pensando questo da un ora e non riusciva a smuovere i suoi pensieri. Era monotono, una betoniera carica di cemento che girava e non riusciva a produrre niente altro che quello.
Ad un certo punto, sempre meditando sulla stessa identica cosa, seduto in centro alla piazza, mentre la gente passava, alzò il suo sguardo, di poco, livello ginocchia.  Deluso, vedeva ginocchia  nere di yuppie, ginocchia attorniate da un tubicino da commessa di scarpe e profumi, le tre gambe lente di un novantenne, le spalle sottili di un bambino che guardava il suo stesso soggetto, la tutina tinta di blu e vernici di un operaio e le ginocchia pelosa di un corridore dell’ora di pranzo.

Deluso, riprese la stessa frase: - Non ci siamo per niente. – alzò ancora lo sguardo, mento all’insù, sguardo nella luce meridiana, tanto per ricordarsi che si devono socchiudere gli occhi quando si guarda il Sole. Si lasciò riscaldare le iridi le palpebre per qualche manciata di secondi; sorrise, più rilassato che mai, senza nascondersi più, ma illuminando da seduto tutta la gente che camminava. Adesso si giravano, quasi quel sorriso li avesse stregati, ma lasciando trasparire quel minimo stupore. Un sorriso; una verità che viene fuori. La felicità di non essere come loro, ma molto meglio; solo perché si è riscoperta la cosa più preziosa: la 
semplicità.

(F.Air: 10 Dicembre 2010)
L'immagine è la copertina di un fumetto da cui ogni tanto prendo ispirazione. La tematica del Sole nella piazza, del testo qui sopra, in effetti, lo riprende.

sabato 4 dicembre 2010

The day After the Opening

A poco a poco, come la Luna durante il mese si scopre notte dopo notte, il mio occhio sta facendo il suo percorso. Sto rendendo molto difficile l'evoluzione spirituale della mia mente e del mio corpo.

Inconsapevolmente, anche quando guardo avanti, lascio che il decorso della mia malattia sia avvantaggiato ed ostacolato allo stesso tempo.




Un piccolo pensiero di riapertura




Mondo Luna Nascente,
Che non risente del freddo,
che non risacca del vento.

Mondo Luna Crescente,
Dal primo attimo 
si nasconde in velo

Poi per un secondo
si richiude in stelo.

Mondo Luna
Addolcisciti curioso  
e riprenditi l'energia
in questo piccolo riposo.

F.Air. (percorso d'apertura)

venerdì 3 dicembre 2010

Opening Day



Giorno dell'apertura frontale, ovvero il terzo occhio che si mostra al mondo.

Non è ancora completamente aperto, visto che in una società multietnica sovrappopolata  ci si trova in imbarazzo anche se si è un concetto metafisico. 


In questo istante sento solo il suo desiderio e un piccolo bagliore di energia che come raggio di Sole ventaglia   il sottile velo dell'inconsapevolezza; camminando  nella propria casa, mentre fuori il mare scivola sulla sabbia, assaggiare il vento che dalle tende si fa  strada nel soggiorno, nella cucina fino alla stanza da letto. Lieve, non si è mai certi della sua esistenza ma si percepisce come una novità.


 Questa sensazione diviene il concepimento del mio terzo Occhio
(F.Air.) 





(immagine tratta da http://www.cahlil.com/art_gallery.html)

giovedì 2 dicembre 2010

Il disegnatore d'alberi

Bruni gli alberi
davanti al generale,
che mi è stato ospitale 
in questo dolore
Lo erano con il sole,
ombre del tramonto.


Ora, pochi giorni e già nevica
e gli arbusti rossastri 
sono stati imbiancati 
disegnati d'opaco 
e carboncino naturale.


Mi danno questo spunto

F.Air. (28 Novembre 2010)

mercoledì 1 dicembre 2010

Fiere


[regola n°1 della cinematografia: Se nei primi minuti del film compare una pistola, state sicuri che prima della fine questa verrà usata. ]



Frutti del destino. Così chiamano le ciliegie nella mia città. Quando ho incontrato Kray per la prima volta ero al mercato sulla via antica. Un viale in cui si susseguono due file di ciliegi, al di sotto dei quali sostano, ogni mattina, molti banchetti contadini e altrettanti cianfrusagliari.
Tra uno sguardo e l'altro, con l'attenzione che non trova casa, i pochi soldi delle mie tasche sparivano velocemente: un martelletto ed un chilo di pane, mortadella e maschere indiane. La ricchezza di una bozza a matita, una donna che si guarda alle spalle per capire se indossa qualcosa. La testa di Polifemo intagliata nel legno scuro e ben levigata. Qualunque cosa potesse attirare la mia attenzione faceva il suo lavoro meglio del venditore. Quel giorno i magneti fecero di me la loro preda, quasi fossi un metallo grezzo appena estratto ed abbandonato in miniera. Li comprai ed iniziai a giocherellare. Due piccole ruote scure con un buco in mezzo, levigate  talmente bene da stupirsi che non brillassero. Le volte che le staccavo, tra loro una forza invisibile e filamentosa le riagganciava. Guardandole attentamente notai che non c'erano discontinuità tra loro e che traevano la loro potenza da tutto ciò che stava intorno.
Un buco. Un buco di due ruote nere che faceva da perno per il mondo. Un buco abbastanza piccolo da permettere il passaggio solo a …. Una ciliegia! Gli alberi, pieni da giorni di miriadi di frutti, desideravano solamente svuotarsi e, proprio in quel momento, uno di loro cadde infilandosi precisamente nella ciambella formata dai due magneti.   
Provando a raccoglierla incontrai le sue gambe che mi sbattevano per la prima volta sul muso.     
Gli occhi ebbero solo un secondo per abituarsi alla luce. Non sono cattolico, né credo nel soprannaturale ma mi accorsi subito che l'aura di kray saturava lo spazio attorno. Ne rimasi soffocato, al punto di tossire prima di riuscire a dire qualunque parola. Lei si scusò, sorridendomi come si fa di solito con un bambino, mi superò  e si diresse verso un qualunque luogo con le sue borse piene di oggetti , verdure e cibo di vario genere. La guardai andarsene  circondato dal suo odore e dalla parvenza della sua aura. La guardai. Le scarpe da ginnastica, il sottile vestito lungo caduto nella vasca dei colori di un pittore, le mani e le caviglie sottili, il taglio sul polpaccio in via di guarigione, i capelli lunghi da un lato e rasati sull'altro accompagnati da u n orecchio in cui almeno dieci differenti orecchini si facevano compagnia. Giovane ingenua ragazza dai capelli  scuri.              
È  stato poco più tardi che ho imparato a liberare la mia anima dalla sua prigionia.  Al contrario di me, Kray è sempre riuscita a espandersi in ogni momento, sopraffatta da ogni emozione. Io, comune più di altri, reprimevo piuttosto bene le mia emotività e la incanalavo in felicità ipocrita. Oggi mi rendo conto del bene che mi ha trasmesso. Oggi riconosco i suoi insegnamentie ne faccio uso nel migliore dei modi.
Lavai la ciliegia alla prima fontanella del viale, assieme ai miei nuovi magneti. Pensai: - Funzionano! - mi riempii la bocca e sputai il nocciolo.
(Un piccolo raccontino che ho composto il 10 Giugno del 2008, lho ritrovato e ho pensato fosse giusto darvene assaggio... F.Air.)

giovedì 18 novembre 2010

Mondo Pioggia



Mondo pioggia a scroscio
dove il Sole batte poco
e le parole escono dal guscio,
crescendo in loco.

Guardo il cielo
mi giro e fisso la mia ombra
ritta come stelo
sul muro, in strada ingombra.

"Sei più bassa di me"
Le dico.

Si gira e fissa a terra
ignorandomi mezzora buona
fino a che è guerra e
la campana del ring suona.

Sono pugni a cuore aperto;

Un litigio dal tono chiaro
di cui le gocce
sono un liquido amaro
che scende dalle facce
in un match ancora incerto.

(Torino Grigia&Piovosa 18 Novembre 2010)
F.Air.

domenica 14 novembre 2010

Mike patton, Il Primo Incontro - Mr Bungle

Abbiamo a che fare con un mito vivente!
Quando si parla di ecletticismo,  Mike Patton, cantante dei Mr.Bungle, FaithNoMore, Fantomas, Tomahawk e Peeping Tom, è sempre presente, molte volte mettendo in ombra gli artisti  più famosi e autorevoli.
Non è un caso che me ne sia interessato, in fondo è dai tempi dei FaithNoMore che ne ascolto la voce esiliandomi felicemente in un mondo sonoro di cui solo io sono padrone. Infatti sono passati anni dal mio primo ascolto della sua voce.
 Ma andiamo con ordine: una cronostoria non guasta le meningi...


Questo mostro della voce nasce nel 1968 ad Eureka, cittadina della California, in cui cresce; nel 1984 assieme a Trevor Dunn(basso) , Trey Spruance( chitarra) e Jedd Watts(batteria) mette insieme i MrBungle, gruppo attivo dal 1984 al 1999. Per i primi anni il successo dei Mrbungle rimane  ristretto alle frequentazioni scolastiche e ad alcune radio californiane, a cui vengono dati i primi demo :
The Raging Wrath of the Easter Bunny registrato nel 1986

-"Bowel of Chiley" registrato nel 1987
-"Goddammit I Love America!" registrato nel 1988 
-"OU818" registrato nel 1989


Le tracce "Egg" e "Carousel" di "Goddammit I love America" vennero successivamente riprese e registrate per l'uscita, nel 1991, del primo album ufficiale della band.
Per quanto fossero registrati in maniera amatoriale, nulla impedì ai FaithNoMore di notare la bravura di Patton, chiedendogli di sostituire Chuck Mosley nel ruolo di cantante. 
Nel 1989, con l'uscita del  loro secondo album, The real thing, inizia ad avviarsi la carriera discografica di Patton e dei Mr Bungle.
Il nuovo ruolo di Patton, nel 1991 permette ai Mr.Bungle di accordarsi con John Zorn per produrre il Loro primo, omonimo album che raccoglie anche alcune Hit delle demo precedenti.
 John Zorn, personaggio illustre della scena musicale americana appare, quindi, nella sua prima collaborazione in veste di produttore; pochi anni dopo sia Patton sia Trevor Dunn si ritroveranno a suonare con Zorn, in particolare nel super gruppo Fantomas.
Dal 1991 al 1999, la produzione dei Mr.Bungle  sembra misera, contando solamente tre album:


-Mr Bungle del 1991


-Disco Volante del 1995


-California del1999


L'impatto musicale è tutt'altro che misero. La particolarità dei suoni del gruppo, dalle demo agli official album, si rispecchia nelle sperimentazioni vocali e sonore sempre più frequenti; una commistione di metal, funk, ska, techno, jazz e altri generi rendono uniche le performance del gruppo. Particolarità del secondo album, Disco Volante(1995), è l'uso di Patton della lingua italiana; la canzone Violenza domestica mantiene dei suoni ansiosi anche grazie ai testi cantati interamente in italiano .




(F.Air. - Novembre 2010)



martedì 9 novembre 2010

Il conflitto




La pagina è piena di cose insensate,
solo che non so come spiegare.





Almaty, marzo 2002.
Due bambini seduti, al parcogiochi.
Uno non ha una gamba, l'altro non ha le braccia.
Parlano di quelli che giocano a pallone.



Katmandu, febbraio 2006
Un vecchio cieco canta alla stazione.
Gli rubano lo zaino mentre volano farfalle azzurre.



Ankara, dicembre 2009
Hanno perso tutto e sono disperati,
senza soldi né documenti.
Se sono vivi, li trovate ancora là


Torino, novembre 2010
Mi è venuto in mente questo,
in qualche maniera sani salvi.

lunedì 8 novembre 2010

Rules

Al solito ci si ritrova a pensare alla maniera in cui tenere questo piccolo spazio  in cui si scrive. Ci sono diverse mani che dovrebbero scrivere, ma sfortunatamente mi ritrovo sempre da solo, esperienza non  esaltante ma almeno mi riempie di pensieri e mi dà spunto a continuare e migliorare.
Ancora una volta mi ritrovo a delineare la funzione di questo Blog, per i pochi che seguono e ci capitano sopra:

1- Questo Blog, Chiavi di Trasmissione, è stato aperto da due scrittori per il capriccio di uno di questi e funziona da archivio multimediale per ogni pensiero, spunto, collegamento ad altri blog che ci venga in mente.

2- C.di T.  funziona anche come elemento di comunicazione e ricerca musicale e culturale , in base al pensiero degli autori; in questo modo vuole essere aperto a qualunque commento di critica o di miglioramento dei post che verranno aggiunti, non solo commenti di spam. Tutto ciò per favorire anche un corretto progredire del Blog.

3-C.di T. non vuole essere un mezzo esclusivo dei principali autori, ma è aperto anche ad altri scrittori di lingua italiana e di lingua straniera;
nel caso vogliano farne parte attiva basti mandare una richiesta con le motivazioni alla casella di posta del Blog
(frequenzanonobbligatoria@gmail.com ) firmandosi correttamente. Ovviamente bisogna anche essere pronti a discutere, positivamente o negativamente, gli argomenti affrontati.


Per ora le regole sono poche ma aumenteranno con il tempo. Per ora divertiamoci con un po' di musica  che richiama il titolo di un testo teatrale di Pedro Pietri: 


http://www.youtube.com/watch?v=gkNmhcy1LvY

See you soon Space Cowboys

martedì 26 ottobre 2010

dove ci incontriamo?

cerchiamo di fare chiarezza: non esisto più.
occhei. chiarezza fatta.
ora facciamo opacità: esisto ancora, da qualche parte.
occhei. ora cerchiamo di trovarci.


http://www.youtube.com/watch?v=8O9Il5aKP7w&p=BE2492133EBFF661&index=3&playnext=3

lunedì 25 ottobre 2010

Pensieri di pioggia

C'è un momento per sorridere e un momento per digrignare, un attimo ferocemente frenetico e uno di sonno sotto le coperte.



Un ricordo non è mai sbagliato, anche se il nostro cervello elaborasse quel concetto di continuo, distorcendolo, dal momento in cui capita;


Bagliore di verità 
in fortuite coincidenze;
Cervellotiche scintille
sempre pronte 
a pilotare l'anima.

domenica 24 ottobre 2010

Pensieri in vasca

I più grandi capolavori restano nella mente. Sofferenza divina...
(F.Magnani 2010)



venerdì 15 ottobre 2010

Chittarista del Sogno



Sto mangiando l'aria attorno a me, come se fossero bolle di sapone visibili. Probabilmente sono io stesso che, con gli ormoni presenti nel mio corpo, sudo e produco gocce di sudore che si gonfiano e si gonfiano e si gonfiano..
La mente vaga con tutto il resto del corpo.

"Fosse solo il suono della chitarra, ma ci si mette anche il pianoforte adesso - pensò il chitarrista. Si rimise a suonare la chitarra come solo Lui sapeva fare; la Sua donna era stesa nel letto che dormiva e sognava il suono delle corde e del pianoforte. Lentamente gli arpeggi si fecero sempre più vicini al ritmo del suonatore di due piani più in basso. Non voleva svegliare la sua bella. Il musicista innamorato ed incapace di dormire al fianco di quel prezioso bruno, per l'ennesima volta si era seduto a qualche metro da Lei e aveva iniziato a pensare occupando le mani con uno strumento e il cervello con pensieri e note.

Ci sono sogni premonitori, sogni che sfogano il cosciente a partire dal subcosciente, sogni che si ricordano e sogni che si dimenticano. L'attività onirica in generale è ancora in fase di studio per gli scienziati odierni, per cui non si è scoperto ancora granché su quanto possano avere effetto gli influssi esterni reali sulle attività subliminali del sogno.
Lei sognava mondi; non era la prima volta, quindi, probabilmente il suo corpo lo richiedeva. Stavolta, scesa da un pullman di linea si era ritrovata in una cittadina montana le cui strade, ricoperte di selciato erano invase dalle persone in festa.
 Una musica leggera faceva da accompagnamento.
Non conosceva nessuno di loro, a primo acchito, ma si erano mostrati tanto contenti di vederla e tanto cordiali che non aveva saputo resistere dal sorridere loro. L'unico la cui impressione iniziale suscitò timore era un vecchio musicista che con la ghironda stava eseguendo musiche del tutto estranee allo strumento.
Parlò con loro, accetto da bere ed entrò nelle loro case: piccole stanze come corridoi, muri senza soffitti che serpeggiavano di vegetazione, piccoli abitanti volanti che accompagnavano la loro vita ed interrompevano i loro discorsi.
Piano piano il tepore musicale le sciolse la terra ai piedi. Non successe solamente a Lei, ma anche gli abitanti della cassa; a poco a poco scesero al piano di sotto, prima i piedi, poi le ginocchia e di seguito il tronco e le braccia. Quando la faccia arrivò a livello del terreno, per un attimo, si spaventò ma si accorse subito, dalle risate degli altri e dalla consistenza acquea che il pavimento aveva assunto qualche secondo prima che i piedi affondassero. L'iride, immersa, si spense per un secondo e riaprendosi prese un colore liquido poi melmoso ed infine spalancato al massimo si riebbe di tutti i colori scuri che c'erano nella stanza.
Nessuno sembrava essere sceso con Lei;
L'aria era  opaca, tanto da sembrare piena di sale disciolto, ma riacquisto a poco a poco  le linee di fuga come quelle di primo piano e capì.
La ragazza, ancora intontita dal sonno, riprese coscienza e si mise a sorridere riconoscendo il suono della chitarra; scese dal letto con silenziosità felina e raggiunse il suo amato che continuava a pensare ad occhi chiusi. due passi verso il tavolo, un dito al rubinetto ed una goccia nel colletto.

Niente è più bello della sorpresa sul viso degli amanti. Puoi provare ad immaginarla ma...solo il Cielo e le nuvole, che ci guardano costantemente  lo conoscono.

(F.Air.  Giugno-Ottobre 2010)

martedì 28 settembre 2010

dio fa


dio fa
la madonna disfa
e cirio conserva l'anima tua
in scatolette di sopravvivenza

dio fa
miracoli al posto degli uomini
la madonna disfa
i peccati sul volto degli uomini
e la Cirio (o chi per lei)
conserva i cuori degli uomini
- in vasi canopi capienti 180 grammi -

dio fa sempre
un po' d'invidia un po' di malinconia
un po' di casini & se dio è un uomo
fa assieme tutte queste cose
se le fa bene è un super uomo
se le fa male, non fa niente

e la madonna disfa
le lacrime sui volti variopinti
e dio cancella falsi buoi d'oro
dai palmi dei passanti,
ma Cirio conserva
buone idee sotto vuoto
per la festa di quella nobildonna
di sua mamma
& sorrisi compiacenti inscatolanti pelati disperati

la madonna disfa i peccati sui figli di dio
e dio fa cose inverosimili e meravigliose

ciro conserva le tue foto in memoria
in chiavi artigianali un po' più spesse
fatte a mano dai bambini più belli
e le strade sono piene di tossici indipendenti
perché se la coltivano

e dio non fa cose opportune col libero arbitrio
perché la madonna disfa i peccati e le ambizioni
della cirio

e se dio è donna
e gli uomini sono cirio
e le multinazionali sono virtù teologali
allora

dio fa
la madonna disfa
e Cirio conserva, le migliori intenzioni

Untitled - Franco MAgnani

Saltelli di onda in onda,

sei una vibrazione ad intermittenza,

una boa in mare che dalla riva scorgo

luccicante a fasi alterne...

sei un elettrone sorridente

(F.Magnani 26/09/2010)



Un ringraziamento a Franco Magnani, scrittore torinese, che esprime passione genuina per tutto ciò che la creatività umana riesce a dare atto. Un ringraziamento per tutti i discorsi filosofici e ragionamenti al filo di rasoio che poi gli permettono di sprigionare tali perle di energia.
F.Air.

Vd.  http://frequenzanonobbligatoria.blogspot.com/2010/04/storia-di-una-torcia.html

Intanto per chi si volesse divertire metto un video di George Carlin, piccola critica cabarettistica sulla gente che difende la Terra e il suo piccolo sogno di un grande elettrone benevolo che ci lascia vivere....
Have fun, guys!
http://www.youtube.com/watch?v=t-FN_jkF9qI

mercoledì 15 settembre 2010

…Ché nel mondo mutabile e leggero, costanza è spesso il variar pensiero

                                              [Quicumque is est]

Fluttua. Scivola giù di lato, poi di poco torna su, non resistendo però all’istinto di poggiarsi. Una foglia che cade da un ramo tracimante o una goccia che trasuda da una bacinella piena. Fuori piove da molto tempo. Ma anche se il tempo fosse diventato solare, rimarrebbe l’umidità tra le travi del soffitto.
E scende e fluttua la mia immagine allo specchio. La sento cenere attraverso la stanza. Passa, e si guarda e passa, e non si accorge di sé, se non avvicinandosi impallidendo nel vedere la sua ombra, sia fuori che dentro lo specchio. Sottile mi cade addosso e frammenta leggera come quella foglia secca che vorrebbe infiammarsi dalla tossicità che affolla la stanza.

 Oggi invidio ciò che vedo e ciò che sento. Aldilà dell’armadio a specchio a ridosso del muro, si muovono persone come me. Simili in forma  e portamento. In infanzia e adolescenza. Anche loro hanno suggellato il patto con il tempo e la realtà della società. Solamente, infondono in ogni loro azione la mediocrità e  la discrezione, nascondendo la semplicità e l’ingenuità che caratterizza l’animale e i bambini. Fanno di ogni sentimento una chiamata alle armi. Mentono sulle cose che non conoscono. Poi rimpiangono. 

L’animale sociale per eccellenza prega per essere libero da ogni costrizione. Usa la sua mente per distruggere i canoni e non si accorge di limitarsi. Si comportano come ogni famiglia installatasi in un monolocale. Un padre tornitore, una madre generosa con i propri figli. Due per l’esattezza. Concretamente sono destinati alla mediocrità del vivere. Nessun oggetto a cui tengano o di cui conoscano il passato. Solo ninnoli in cui è stata travasata una  parte di anima. Li riceveranno e, guardando, ricorderanno come fosse meraviglioso vivere e come fosse meglio il vissuto del presente. Come fossero stati gentili i genitori nel crescerli. 
Un passato, un presente ed un probabile futuro. 

Ma l’armadio mi separa dal compiangerli, mostrandomi tutta la sua energia: le zampe leonine che  lo sostengono e gli angoli arrotondati e internamente scavati, evidenziano le proprietà robuste del legno, e del falegname che l'ha scelto: rassicurano dal farsi male. Due lastre, una per ogni porta con bordi sbavati dalla vecchiaia. Uno centrale  a completare  la figura e uno come fondo del cassettone sottostante, per stupire complementando di ciò che non si vede. È la bellezza. 

Era della nonna. Sembra quasi che l’abbia intarsiato lei con le maniere dolci usate per ricamare, per fare da mangiare ai nipotini; con la costanza e la precisione che un ragno userebbe per tessere la tela. Forse… Forse…c’è realmente un ragno sopra l’armadio e magari…magari dovrei pulire un po’ la stanza, fare amicizia con lui spiegandogli che le ragnatele così casuali non abbelliscono le pareti. Mica come il tappeto! Quello sì che dà un tono all’ambiente. In centro alla stanza, davanti alle porte, dal tessuto compatto e i colori litorali e marini. ( Pareva che la nonna avesse fatto anche questo. Gran donna la nonna! )  Il colore scorre in ogni maglia microscopica, creando un gioco di partenze e arrivi con i punti scoloriti. Prosciugati dai castori della tela che hanno bloccato il fiume  impedendone la propagazione.  Allo specchio delle ante, la sfumatura assunta  non è visibile. Scrutata in tutte le diverse posizioni al primo movimento impercettibile del viso. Rimane sempre la stessa figura anche se distinta per angolature. Ai miei occhi, invece, è permesso capire che ogni rifrazione, per quanto sempre del medesimo oggetto, è succube di esperienze vissute, di sentimenti del momento, dell’umore che coltivo durante il giorno; del Pensiero. 

 Ogni singolo sgargiante si esprime all’infinito dentro quella grancassa specchiante. Infatti, guardando il riflesso del tappeto, mentre sto seduto a lato del tavolo, inizia il gioco di cristalli che si rifrangono vicendevolmente e che confonde i sensi sottraendomi al riconoscimento della copia reale. Sono tinte amalgamate nel tessuto, nel pavimento e nello specchio; in tutta la stanza.
            Eh, sì!  Dà proprio un tono all’ambiente.
La parete di silicio fuso, cui ogni giorno sto davanti per almeno cinque minuti, mi permette comunque di svegliarmi la mattina riflettendo il sole sulla faccia assonnata. Ugualmente, sul vaso di azalee. Dal balcone lo sposto dentro casa vicino ad una finestra in cui filtra luce. Le foglie si risvegliano, schiudono e stiracchiano verso la fonte. Appena un paio di ore dopo  che i loro occhi si sono aperti, i raggi filtrano in modo tale da illuminare il vaso; contemporaneamente la superficie riflettente che racchiude la stanza e i vestiti. Ogni cellula inizia a crescere in silenzio. Gli apici si  ingrandiscono e si allungano verso l’esterno della stanza. Una parte, invece, crede giusto avvicinarsi al suo secondo Dio. Immortalata nel vetro non si riconosce e lo specchio non vuole svelarle il segreto, ma neanche nasconde l’intenzione di spiarla. Quindi, cresce nella luminosità, ringraziando con vitalità il suo furbo possessore.

Nei giorni di pioggia si sente il ticchettio la mattina, sul balcone e sui vetri. Lungo le finestre, un rigagnolo causato, non dalle gocce che si staccano dalle nuvole, ma dallo sbattere di queste sui piani del mondo e dal ridursi e sparpagliarsi dopo il tonfo. Il sonno non se ne va quasi mai, abituato quant’è al mutarsi dei suoni; e non crede necessario andarsene, ché ancora  poco illuminato. Resta quindi seduto sulla mia fronte o di fianco sul cuscino quando scomodo. Cerca idee o proposte; spinge anche cose giuste e soffia, soffia nell’orecchio il suo fumo amaranto da suggerirmi ogni cosa. Ed inizio a sognare alle cinque; come se corressi, come se fossi inseguito dal sole e dall’imbrunire del cielo e degli sguardi. Mi riconosco nella bottiglia di Donna Fugata e ne attraverso il collo trovandomi a nuotare nella Manica, in mezzo ad acqua gelida, che a guardarla sembra vitrea. È la superficie increspata dalle mie bravate. La mia persona si fonde con lo specchio, affondando giù nelle profondità. Afferrato per una caviglia provo a divincolarmi, ma si sente la mano ruvida e forte da muratore pronto a fissarmi come un sedimento. “Diventerò una conchiglia”- penso - “ O uno strafottuto ramo di una strafottutissima barriera corallina!”.  
  
 A quel punto apro gli occhi e inizio ad assorbire la poca luce che le nubi fanno trapelare e mi sento giù di morale fino al momento in cui sposto le coperte. Un pensiero mi si para davanti e si mescola con i colori del tappeto, con l’armadio e le gocce di pioggia. Sono le dieci! Prendo il portafogli. Vestendomi velocemente esco di casa. Prontamente la chiave s'infila nella serratura e con scatti decisi la porta viene serrata. Conosco già la direzione e so già quali spese potrei sostenere durante la giornata. Un paio d’ore dopo: la chiave gocciolante d’acqua viene reinserita nella fessura  e scatti decisi  rivelano la stanza. Sottobraccio un altro specchio, meno ornato ma altrettanto grande, che aspetta di essere sistemato. 
Fuori continua a piovere.
 Apro il balcone e appoggio la lastra sottile sul parapetto, di modo che le nuvole si possano vedere mentre cadono, così tristi e discontinue. Chissà: grazie al riflesso, le gocce torneranno su da chi le ha mandate, evitando la completa dissoluzione? Dovrebbero accorparsi nuovamente e far continuare la pulizia del mondo. Mondare la mondanità.

Lentamente si disgregano mentre il tempo scorre, fino a lasciare che nulla occupi il cielo. Le ultime che rimangono visibili all’uomo sono fatte apposta per essere lette ed interpretate, simili ad oggetti o animali. Le guardo attraverso lo specchio; le vedo passare una per volta e tutte assieme.  Una grossa lucertola  apre la bocca spingendo fuori la lingua. Un grosso ammasso, un piede separato dal corpo, la schiaccia tenendola sotto la suola. La lingua fugge ancora viva e speranzosa di rigenerarsi, spinta dal vento delle altitudini. Trema e si allunga: una freccia che si sporge oltre la scia di un aereo e che sorvola numerosi edifici. Noi siamo formiche, se non granelli di sabbia; lei non è da meno. Tentando di colpire il bersaglio viene cancellata, resa invisibile. Il centro del sole esprime tutta la rabbia per il tentato omicidio e s’infiamma. L’umidità è a suo favore. Le gocce, ancora nell’aria, fanno da lente per i raggi che manda sulla terra. Ogni dove viene investito dalla loro forza.  Anche lo specchio, ora,  rifrange il sole e le azalee non ne traggono più vantaggio. I miei occhi non se ne accorgono abbastanza in fretta e ne rimango accecato. Il flash mi stordisce, lasciandomi barcollare per un momento. La schiena incontra la barriera del balcone. Cado dal parapetto e sento il vuoto. La mia persona si fonde con esso. Lo stesso sole non è abbastanza veloce e, benché passino otto minuti di intensa propagazione, non si sposta ricevendo in pieno il fascio di fotoni. Brucia!  La fornace millenaria brucia di se stessa e come un buco nero sembra riassorbirsi. Ogni momento della sua esistenza ripassa davanti ai vulcani incandescenti che stanno implodendo. Nessun Dio da pregare, né amico da salutare; soltanto la sua immagine assassina impressa nella retina. 
La gente muore. E continua a morire ma non ne rimane mai l’immagine allo specchio.

(F.Air. Febbraio 2008)


martedì 24 agosto 2010

Il grillo a cena

Ciao!
Sono in una piazza bellissima di T.,
sono qui che mangio su un tavolino
e c'è un vento fantastico.

Lo sai che mi piace il vento!
Ci sono un po' di nuvole scure
che fanno sembrare notte;
le macchine sono già
tutte con le luci accese.

Sembra strano, a guardare in alto,
dalla piazza vedi i tetti
di queste case così ricche
e le gru, anche se ferme,
rendono operoso il pensiero di questa.

Se guardi giù, invece,
vedi stormi di grilli inoperosi
che consumano,
anche se a stento,
tutto ciò che trovano.

Beh!
in fondo anch'io sono un grillo.

(F.Air. 23/08/2010)

mercoledì 4 agosto 2010

Piedi

Camminando in avanti
provo ad inciampare
il meno possibile.
Un piccolo errore lo devo sempre accettare, però,
senza permettermi di fiatare perché sennò è peggio.
Camminando all'indietro
 la questione è diversa:
non ho bisogno né obbligo
di guardare dove metto i piedi.




lallarunning.style.it

venerdì 9 luglio 2010

Pray

Mi redimo dalle mie normali opinioni
non le abbandono né le ignoro
ma le sposto da substrato
a semplici termini di paragoni.
Ringrazio, quindi, la Dea
per l'accoglienza al foro
come figlio suo, nuovo amato
e la invoco ora e in futuro
come Energia, Nettare e Pulsione;
Messe dei miei pensieri .
(F.Air.)

venerdì 18 giugno 2010

mercoledì 26 maggio 2010

Il Buio la LUce e l'Uomo - Per un pugno di scelte

"Non c'è posto dove tu ti possa nascondere" - disse il Buio - "..se non dentro di me!"


Ignorando ogni oggetto che ti sta attorno non puoi che brancolare (ebbene sì, questo è il verbo) e aspettare che le pupille diventino più piccole fino a ridursi a dei puntini neri nell'oscurità. Allora sì che vedresti qualcosa!


"Non c'è posto per me lì!" - disse la Luce - "Guarda quanta gente già c'è....vuoi che ti faccia luce?"


Al minimo chiarore nell'oscurità, qualunque animale, compreso l'uomo, ha l'istinto di scappare via veloce o fingersi morto (la fantomatica tecnica dell'orso) per mantenere la propria tranquillità.


"Ascoltatemi - dissi Loro - " che io dorma con la Luce o con il Buio non cambia proprio Niente. Che voi esistiate e ci diate delle tempistiche precise per cui vivere è un'ottima cosa ma lascia indifferente una buona fetta della popolazione mondiale. Noi umani siamo rivoltosi di natura. Anche il più calmo di noi, in quest'epoca molto avanzata e bizzarra, accende un lumino per vedere al Buio e indossa occhiali scuri per smorzare la Luce. Ammetto che siate nati prima voi di me, ma ciò non cambia il Nulla, non avete il diritto di scegliere. Noi ce l'abbiamo! vi dico, quindi, di smetterla di litigare tra di voi; non vogliamo o l'uno o l'altra, bensì un condensato dei due.Grigio!"


Disse un Vecchio: -" Non ci vedo più da molti anni...scusatemi...farò possibile per ricambiare il favore, ma... con questo grigio ho molto freddo e non riesco più a capire dove camminare da quando le ombre sono ancora più indistinte. Era meglio una volta quando riuscivo ancora a distinguere. Perciò, grazie al Sole  e grazie alla Luna, potremmo ritornare ai bei vecchi tempi?"


(F.Air)

giovedì 20 maggio 2010

La piccola bussola

Quella del mattino
è una stella che
riporta al confino
tra realtà e sogno
e ti bacia tenera 
al risveglio
senza slealtà né sdegno,
come il mare passato
ha dato al suo meglio.

Se non ci fossi tu Stellina...
sarebbe così ogni notte
fermo senza brezza marina
navigando in una botte.

(il miele cola dai muri per tutta la gente che sta fuori)

(F.Air)

venerdì 7 maggio 2010

linda esce di testa


linda chiama
 veste indi
esce linda
 lind'aspetta
inda life
inda music
inda people
perchè lui?
dov'è lui?
linda bella
inda round
lind'aspetta
perchè aspetta?
dov'è l'indi?
indignata
indisposta
indifesa
indi sclera

linda va
inda people
inda love
inda life
inda incontra
inda gatta
linda's boyfriend?
 no, uno a caso
inda music
linda è fàtta
inda linda
dov'è linda?
 inda club
chi sei linda?
non risponde
indi sale
indi linda

linda balla
suda linda
inda music
linda's movie
inda people
linda around
linda cresce
l'indi pensa
linda grida
quindi sclera
linda's people
inda club
linda viola
quindi vola
inda trip
linda dance
linda sola
l'inda vento
l'altro spinge

quello vuole
più del doppio
linda corre
indi lola
inda yea
 quindi perde
l'altro insegue
linda scappa
indi cade

inda music
inda people
quindi linda
è spenta
lind'accetta
linda vacca
lind'ammucca
 s'odia linda
linda sbocca

linda balla
indi sballa

linda sexy
inda love
indi scopa
lind'al cesso
linda's life
inda people
linda sfranta
linda persa
quindi piange
 linda sbratta
contro il muro

l'in decolla
linda trip
 linda s'odia
linda sale
l'inda ride
inda life
inda music
inda people
linda scopa
con qualcuno
inda love
quindi gode
linda's love
inda love

linda's people
inda street
cercano linda
linda qui
l'indi qua
lind'al cesso
l'inda dà
linda perde
l'innocenza

forse gioca
linda scopa
linda dice
non lo so
indi mente
mentre viene
ancora un po'
linda chiede
ancora un po'

non lo vuole
  un po' più forte
non l'ascolta
ancora un po'
non lo vuole
linda cerca
le parole
mentre perde
l'innocenza
inda mind
linda è sola
si vergogna
linda al cesso
linda mente
a se stessa
inda people
non è sola

linda's life
si consola
mentre l'altro
già s'invola
e lei?

rimane per terra strafatta nel cesso
e si risveglia due giorni dopo
in ospedale


giovedì 6 maggio 2010

L'urlo delle Banshee

Lei chiama lento il Tuo nome
e non è una coincidenza.
La Voce non si posa frenetica
per due volte di fila
sui Tuoi incanti incandescenti,
dovresti saperlo.
Cerca meglio il Tuo nome,
forse la Voce troverà il coraggio
di perdonare il Tuo tremito codardo.


Incanti tiepidi Le fan meno paura
ora che la Voce s'avvicina piano
ed un poco pensi a quegli occhi,
ma la distorta visuale confonde
e si accompagna al passo
della doppia cadenza
chiamando il nome della Tua stirpe,
ed ora s'è fatto semplice ricordare
il lamento, Caoineadh,
che ci ha fatto tremare
quando gli altri persero l'Eroe.


Gli incantamenti gelidi non fermano
con un sospiro le coincidenze,
e la Voce che odi - solo Tu -
diffonde il Suo presagio tra le colline.
E' un solo grido profondo e lento
che invoca il Tuo nome:
è così che la Voce del Sidhe
spezza gli incanti
e in men che non si dica
appare nella nebbia e Ti ruba la vita.

La pioggia m'infradicia sempre l'anima secca.

Voglio perdermi con la mia ombra
per far finta di odiare il sole.
Voglio perdermi in un antro buio
per sentire più nitida l'umidità
che filtra dai miei pensieri e cola
goccia dopo goccia sui miei occhi chiusi.
Credo - parlando con me - che sia
solo un po' di vaga confusione,
e non parlo il linguaggio
della mia Povertà:
lei non mi capisce,
sicuramente io l'ascolto.
Il suono della sua voce tradisce
la mia Ricchezza,
col ticchettìo metallico
dell'aritmìa dei deliri infantili & distorti
dei ricordi lontani
di una pioggia battente.

Con i folli nudi che ballano
al ritmo sincopato delle pozzanghere
nei sogni inutili, perchè specchi infranti
di antiche illusioni.
Ascoltate! piccoli cretini del nuovo Oggi
quanto si soffre
limandosi i nervi fino alle ossa,
senza capire il perchè sciocco
delle azioni stridenti.
Inquiete figure si esibiscono
ed il pubblico si tiene a distanza:
immobile fissa il Presente,
che scrive i ricordi sulla memoria confusa
dei postumi di domattina.
Assenza di sè infognata d'Assenzio:
pregiati distillati di pupille
e tu in piedi, 
un folle o un idiota 
- lei pensa - che gioca
sul riverbero delle grida,
sull'eco che scivola
perdendo l'equilibrio
e scivola, perdendo sensibilità
alle dita.

Portami via il ferro dal Sangue,
barattalo con un po' di terra,
un goccio di miele e due sogni nuovi.
Vorrei vivere il fondo dei bicchieri
tra l'alone delle lune e
i tuoi sandali di desideri scalzi.
Inspira & poi sputa un po' di cemento,
ringrazia, e poi sputa
un po' di tombini rullanti.
Pian piano con un po' di serietà
le bambine si avvicinano alle distorsioni
e si strappano quelle ridicole ali di cartapesta.

Annuisce l'eremita saggio
sulla collina di pietra,
quella che lenta sprofonda
nell'inquietudine ancestrale
- fanno peggio del loro senso comune
e sono abbastanza stupide
da sembrare a loro agio -
eppure il vecchio immobile annuisce.
È così che deve finire il divertimento:
nell'occhio del ciclone.
Fate impazzire le bambine,
chiedono dalla folla.

Schiudi le braccia!
forse pensa di sè la piccola
col battito d'ali dietro le palpebre.
Si sorride per sforzo, mica per altro
sembra pensare la piccola ninfa
mentre regola la campionatura
dei propi nervi.

Pare che il silenzio stoni
più dei pensieri dissonanti,
più degli inizi inutili,
poi d'un tratto i suoni meno nitidi
diventano quelli più intensi
- e le mani timide & sudate
si rifugiano in tasche strette,
e pose plastiche impediscono
di riconoscersi nelle vibrazioni.
Troppi nodi d'acciaio in pori
fondamentali per sudare,
troppo goffo il movimento del timpano.
Grave - pensa lei - aver sorriso 
senza mostrar labbra, denti ed occhi.

Ma incapace di definirsi s'inciampa
nel movimento armonico delle dissonanze
nei desideri impliciti,
quelli nascosti, quelli registrati
per sbobinarli e riascoltarli intimamente
tra le proprie cosce.
Si bagna tra le gambe e non lo sa,
si bagna tra le gambe e non lo sa,
mi sto bagnando tra le gambe
e per sbaglio
                      viene,
mordendosi le unghie.
Forse è un errore acustico,
una scarica di tuoni,
forse è l'ululato degli incubi che nasconde,
ma è così che le scappa un sorriso,
e applaude.

martedì 4 maggio 2010

Diamoci da fare

Cambia il pensiero e cambia anche la gente. Penso di essere ritornato ad un pensiero che avevo abbandonato molti anni fa in cui escludo alcune tipologie di persone dalla mia cerchia di frequentazioni. Non che siano persone antipatiche nella vita irreale delle relazioni sociali, non che abbiano dei caratteri fisici irresistibilmente evitabili bensì i pensieri, cosa che anni fa non credevo possibile,  spingono a chiudere qualunque ponte di comunicazione.

Odio verso chi odia  e violenza verso chi violenta.
- Contraddizione verso chi si contraddice -

La vena naturale di accettazione si è chiusa,
sgorga ora Oro cosciente, Rame violento e Ferro Duro
pronti a farsi portare da una nuova Musa
ad amare  anche quel sangue sul muro
raggrumatosi nel tempo di vedere
un corpo crivellato mettersi a sedere.

Dedicato a tutte le persone con cui non discuterò mai più di politica...

mercoledì 21 aprile 2010

Lak


riflettendo attraverso i neuroni specchio,
ogni sguardo altrui inevitabimente confuso al mio, 
tanto da non capire bene quello che io sento
quello che io penso, quello che io faccio: 
sono molto combattuto trai miei pensieri attivi 
su cosa cazzo significhi essere umani.

domenica 4 aprile 2010

Storia di una Torcia

Me amis! Franco
Ci troviamo sotto casa,
una canna da girare, 
ben prima una birretta.
La stanchezza fa il suo giro 
e gira attorno alla panchina
a cercare ché è caduto
con la luce della Luna.
-Mi permetto di assentire
quando dicono che sei perso,
e se ti scusi con la gente 
per un rutto o il naso arso
non ha senso il tuo offrire.-
Parla Franco d'incertezze, 
non l'ascolto per un tempo,
penso a me e a quel che ho perso
sotto il naso già una volta; 
chi lo sa cosa succede 
quando un uomo non ascolta.
Si distrae per una fiamma
e riperde una canna. 
Stesso posto e stessa Luce!
La serata è cominciata 
con una canna alla fermata...

(F.Air.)

Dedicata a Franco e alle sue impassibili serate. Un uomo di una serietà talmente evidente che seccherebbe anche il Mar Nero

sabato 27 marzo 2010

Meglio se mi ricordo

Ripeto tutto ciò che dico,
una volta, due, forse tre vote al giorno
e ho poco tempo per pensare.
Non ci credo troppo,
ma più lo ripeto
meglio mi sento e lo ricordo.

Non credo di potermelo permettere...